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Cenni biografici

Sergio Rossi

Giuseppina Cremaschi da Quingentole
Giuseppina Cremaschi da Quingentole
Napoleone Rossi
Napoleone Rossi
Aldina Rossi
Aldina Rossi

Sergio Rossi nasce a Mantova il 5 dicembre 1921 da Giuseppina Cremaschi da Quingentole, marchesa, e Napoleone Rossi, commerciante. Tre anni più tardi nasce la sorella Aldina, che diverrà pianista e concertista.

Anche Sergio, nella tradizione delle famiglie altoborghesi di quegli anni, segue lezioni di violino e pianoforte. In seguito suonerà anche la chitarra e la fisarmonica; questi ultimi si riveleranno utili soprattutto a scopo didattico nel periodo di educatore al Villaggio Sandro Cagnola.

Dopo aver ottenuto il diploma di maestro di scuola elementare, Sergio Rossi insegna per un anno e nel 1942, richiamato nell’esercito, partecipa alla guerra.

Inviato in Jugoslavia dal 1942 al 1943, matura posizioni fortemente critiche sulla guerra voluta dal regime fascista e, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, prende la decisione di rientrare in Italia: raggiunge quindi i genitori, sfollati a Cavallirio in Valsesia. Nel marzo del 1944 si arruola nelle formazioni partigiane unendosi alle Brigate “Garibaldi” della Valsesia, comandate da Cino Moscatelli. La scelta di partecipazione alla Resistenza segna la rottura dei rapporti fra Sergio e la sua famiglia di origine, di ben altro orientamento. Dal settembre 1944 Sergio è commissario politico di battaglione. L’esperienza della lotta partigiana costituisce un momento fondamentale per la formazione non solo politica di Sergio Rossi, ma anche pedagogica e educativa, che gli consente di maturare idee e metodi applicati poi negli anni successivi. In veste di commissario politico svolge un lavoro formativo nei confronti di altri giovani partigiani, consapevole dell’importanza della cultura per la costruzione di un’Italia rinnovata.

Nel 1946 entra al convitto scuola Rinascita di Milano e frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera. Al Convitto Rinascita conosce Rosina Lama. Si sposa nel 1951 e con lei avrà quattro figli: Sonia, Marco, Luca e Giorgio.

Grafico

Nel 1947 è tra i promotori presso il Convitto scuola Rinascita “Giaime Pintor" di Roma, della scuola di grafica e pubblicità diretta dallo svizzero Ugo Blätter.
Quando nel 1948 il convitto viene chiuso per i tagli delle sovvenzioni da parte del governo italiano, Rossi torna a Milano e costituisce, con alcuni allievi di Roma all'interno del Convitto Rinascita, un corso di grafici e pubblicitari: tra gli insegnanti si ricordano Luigi Veronesi, Remo Muratori, Claudio Conte, Gabriele Mucchi, gli svizzeri Albe Steiner e Max Huber.

Nel 1948-52 la scuola diventa una cooperativa che si occuperà, oltre che di grafica, dell'allestimento della Triennale e di stand alla Fiera di Milano. Rossi disegna manifesti per la CGIL, per il movimento dei “Partigiani della Pace”, per altre associazioni culturali e per ditte private.

In seguito porterà la sua esperienza di pittore e di grafico al Villaggio della Rasa, realizzando con i ragazzi il giornale “Verso la vita” e varie produzioni grafiche molto apprezzate.

Pittore

Sergio Rossi rivela subito il suo talento per la pittura e l’arte, che lo porta ad iscriversi all’Accademia di Brera. Studia con il professor Aldo Carpi e si diploma nel 1947. Appena dopo il conflitto mondiale Rossi mostra un’iniziale e chiara adesione alla corrente estetica allora diffusa negli ambienti della sinistra politica: il realismo sociale, per poi allontanarsene per penetrare maggiormente il vero significato di realismo e sviluppare una visione del mondo estremamente personale e libera da costrizioni di partito.

I soggetti dei suoi quadri sono spesso in relazione con le questioni sociali: il mondo dei lavoratori, la lotta del popolo, la pace. Il tema dei lavoratori è una forte presenza nella sua produzione artistica di questo periodo: egli ne analizza a fondo le condizioni sino a trasformare gli attrezzi da lavoro in nature morte dense di significato.

Continua a coltivare l’interesse per la pittura anche negli anni successivi. Il suo stile si modificherà con gli anni. Tra la fine degli anni cinquanta e la metà del 1961 (anno della sua morte) avviene un cambiamento stilistico nel suo lavoro: il segno è più fluido, la pennellata più libera.

Educatore

Dal 1952 al 1961 dirige con la moglie il villaggio scuola Sandro Cagnola alla Rasa di Varese. Forti dell'esperienza vissuta nei convitti scuola della Rinascita, elaborano una ricerca educativa dove, accanto alle materie scolastiche, si dà grande importanza alla creatività attraverso il disegno, la pittura, la musica, il teatro.

L’attività di direttore del Villaggio, dal 1952 al 1961, non permette a Sergio Rossi di dedicare molto tempo alla pittura. Esegue tuttavia molti disegni e veloci schizzi di tutto ciò che lo circonda: la sua famiglia, i ragazzi, i lavoratori, la natura circostante. Continua, nonostante il poco tempo a disposizione, a dipingere con la tecnica della pittura a olio: quadri dai temi semplici, ma dai contenuti emotivamente forti e tecnicamente sempre più consapevoli.

Il suo stato di salute, già precario a causa di una malattia contratta probabilmente già nel corso della guerra e della lotta partigiana, si aggrava. Nel 1960 e all’inizio del 1961, è costretto a trascorrere periodi di cura in vari istituti della Liguria, dove però continua la sua attività di pittore.

Sergio Rossi muore a Varese il 3 giugno 1961.

Saremmo grati a quanti volessero farci pervenire materiali riguardanti la figura di Sergio Rossi e le esperienze alle quali ha partecipato.

Sito curato da Cinzia Giovanettoni, Carlo Musso e Sonia Rossi.

Rosina Lama-Rossi

Rosina Lama in braccio alla mamma Pierina Sabbioni
Rosina Lama in braccio alla mamma Pierina Sabbioni
Il padre Teodoro Lama
Il padre Teodoro Lama
Rosina con la divisa dei 'Falchi Rossi'
Rosina con la divisa dei 'Falchi Rossi'
Rosina fotografata da Sergio Rossi al Convitto Rinascita di Milano
Rosina fotografata da Sergio Rossi al Convitto Rinascita di Milano
Rosina durante un comizio per l'8 marzo
Rosina durante un comizio per l'8 marzo

Rosina Lama nasce a Rodi Fiesso (Canton Ticino, Svizzera) il 17 gennaio1927 da Teodoro Lama e Pierina Sabbioni.

Il nonno paterno Giovanni arriva in Ticino, proveniente da Aviano del Friuli tra il 1870 e il 1880, per lavorare alla costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo; rimane poi a Polmengo (Ticino) e diviene casellante sino al 1902, anno della sua morte.

Il padre Teodoro, dopo un periodo di emigrazione in Francia - in cui matura un orientamento anarchico - lavora come muratore. Muore nel 1929. La madre Pierina, originaria di Brusino Arsizio, è sarta di professione.

Il fratello Giovanni, di due anni più giovane, emigra a Basilea dove lavora come operaio; muore nel 1995. Alla morte del padre Rosina viene accolta a Paradiso (Lugano) nella bella casa sul lago della famiglia dello zio materno, Francesco Sabbioni, attivo liberale. Il cugino di Rosina, Eugenio (detto “Cheti”), è un fervente socialista. A Paradiso cresce circondata da grande affetto anche da parte delle cugine adulte e frequenta le scuole.

Tra il 1941 e il 1944 passa un periodo nella Svizzera tedesca presso una coppia di insegnanti per apprendere la lingua, altri sei mesi li trascorre nella Svizzera romanda per imparare il francese.

Tornata a casa dagli zii a Paradiso lavora come commessa sui camion della cooperativa Migros, che percorrono i paesi del Ticino per vendere generi alimentari: quest’attività le offre molte occasioni di contatti sociali.

Nel 1944 aderisce alla Gioventù socialista svizzera. Nello stesso anno, alla fine di agosto, partecipa alla fondazione dei Falchi Rossi in Ticino. I Falchi Rossi erano un movimento internazionale per bambini e ragazzi, nato a Vienna nei quartieri operai, che aveva come attività principali le gite in montagna, i campeggi, i giochi, la musica, il teatro. Si trattava di uno scoutismo a connotazione socialista.

Nel Canton Ticino i Falchi Rossi rappresentavano il tentativo più strutturato, dal profilo ideologico
e organizzativo, di raggruppare la gioventù in un’associazione del movimento sindacale e socialista ticinese, sul modello dello scoutismo laico o cattolico. Il numero speciale di Libera Stampa del 1° maggio 1945 dedica un articolo al movimento, cogliendo l’occasione per riaffermare i valori e i caratteri che si volevano trasmettere ai giovani: “robustezza, vigore, agilità fisica, educazione al dovere, alla bontà, alla bellezza, miglioramento delle conoscenze, abitudine all’ordine e alla pulizia; un indirizzo simile al movimento scoutistico ‘borghese’, cui si aggiunge l’impegno per lo sviluppo dell’ideale socialista”.

Al campeggio internazionale dei Falchi Rossi del 1947, a Nidau, Rosina viene a contatto con ragazzi provenienti da paesi europei che avevano vissuto la guerra: Francia, Inghilterra, Austria, Olanda (cfr. AA.VV., Befana Rossa, ed. Fondazione Pellegrini Canevascini, Bellinzona 2005).

Per conto del Soccorso operaio svizzero (organizzazione di assistenza, fondata Partito socialista svizzero) nello stesso anno si reca a Rimini con l’esponente socialista Domenico Visani, allo scopo di organizzare aiuti umanitari nella città distrutta dalla guerra. Qui conosce Margherita Zoebeli, che sarà per anni l’instancabile direttrice e animatrice del CEIS (Centro educativo italo-svizzero) di Rimini, e con la quale Rosina conserverà rapporti di amicizia e collaborazione negli anni del Villaggio “Cagnola”.
Nel 1947 è cofondatrice dell’Unione Donne Socialiste Ticinesi, associazione che raccoglie un centinaio di simpatizzanti in un primo convegno, tenutosi al Monte Ceneri, per poi costituirsi ufficialmente nel dicembre dello stesso anno, dandosi un Comitato cantonale di cui fanno parte Sonia Guidini, Carla Rezzonico, Leda Visani, Niny Viviani e Rosina Lama.(cfr. AA.VV., Socialisti da cent’anni, ed. Fondazione Pellegrini Canevascini, Bellinzona 2000). A periodi, fra il 1945 e il ’49, Rosina svolge pure l’attività di correttrice di bozze presso la tipografia del quotidiano socialista ticinese “Libera Stampa”.

Nello stesso periodo Rosina Lama fa parte anche dell’associazione "Amici della Natura". In quegli anni conosce personalmente Piero Pellegrini e Guglielmo Canevascini. Con la famiglia Pellegrini - soprattutto con la moglie Alba – s’instaura una stretta amicizia, attraverso la frequentazione della loro casa vicina a Bioggio, che ospitava durante la guerra anche antifascisti italiani rifugiati in Svizzera. Per Rosina, Alba e Piero Pellegrini sono guida e riferimento per molti anni.

Su consiglio di Margherita Zoebeli e appoggiata da Domenico Visani, allora deputato socialista in Gran Consiglio (il parlamento cantonale ticinese), dall’inizio di marzo alla fine di settembre del 1950, Rosina Lama frequenta a Milano il Corso sperimentale per la formazione di educatori, organizzato dalla Società Umanitaria. Di carattere residenziale, molto intenso e impegnativo, il prende avvio con il contributo finanziario svizzero. In quei mesi Rosina alloggia presso il Convitto Rinascita di Milano. Durante il corso, svolge periodi di stage al Villaggio “Pestalozzi” di Trogen, presso un Istituto della Croce rossa svizzera a Genova. Dopo il corso Rosina resta al convitto, dove svolge attività educative e, un giorno la settimana, si occupa degli allievi della scuola ebraica di Milano.

Al Convitto Rinascita conosce Sergio Rossi di cui diventerà compagna, si sposeranno nel 1951 e dalla loro unione nasceranno quattro figli: Sonia nel 1951, Marco nel 1954, Luca nel 1957 e Giorgio nel 1960. Terminato il corso per educatori, si occupa del tempo libero degli allievi della scuola media del Convitto Rinascita. Nel 1952 si trasferisce con Sergio al Villaggio "Sandro Cagnola" alla Rasa di Varese.

Oltre al lavoro impegnativo che deve affrontare al Villaggio, Rosina (iscrittasi al PCI nel ‘55) è attiva nell’Unione donne italiane; collabora sia a “Noi Donne”, il giornale dell’UDI, sia a “il Giornale dei Genitori” diretto da Ada Marchesini Gobetti.

Ad un anno dalla morte di Sergio, nell’ottobre 1962, il direttore dell’Ospedale psichiatrico cantonale di Mendrisio, Giuseppe Bosia, che già conosce Rosina, la invita a tornare nel Canton Ticino per lavorare, come capo-casa ed economa, presso il nascente Centro di osservazione medico-psico-pedagogico (allora situato alla Brusata di Novazzano, in seguito trasferitosi a Stabio) che si occupa di bambini con difficoltà comportamentali, dove rimane fino al pensionamento nel 1989.

Dopo il suo rientro in Svizzera  e, riacquistata la cittadinanza elvetica nel 1964, si impegna di nuovo politicamente nelle organizzazioni di sinistra. Partecipa alla lotta per il diritto di voto alle donne. Per tre legislature è eletta in Consiglio comunale a Stabio.
Terminata la sua attività lavorativa, s’iscrive all’Associazione ticinese della terza età (ATTE). Segue diversi corsi organizzati dall'’Università della Terza Età (UNI 3).

Scritti, conferenze e testimonianze

Rosina Rossi, dopo il pensionamento, continua a occuparsi di attività culturali e politiche. Organizza e partecipa a diversi convegni sull’esperienza educativa del Villaggio Scuola “Sandro Cagnola”. Inoltre offre la sua testimonianza a ricerche e tesi di alcuni studenti. In particolare: Graziella Cavallero, I Convitti scuola della Rinascita, Università degli studi di Torino, Facoltà di Magistero, a.a. 1973-1974; Vanessa Niri, “Con ostinato rigore”: i Convitti-scuola della Rinascita, Università degli studi di Genova, Facoltà di scienze della formazione, a.a. 2003-2004; Monica Ropa, I complessi architettonici del Villaggio Cagnola e della fornace da calce alla Rasa di Varese, Università degli Studi di Parma, Facoltà di lettere e filosofia, anno accademico 2004-2005.

Collabora a una ricerca sulle persone anziane, pubblicata in Atti del terzo congresso ATTE, 3-4-5 ott. 1994, Associazione ticinese Terza Età, 1994, edita anche nel volume Anziani in Svizzera. Bilancio e prospettive, Rapporto della commissione federale, Berna 1995.

Nel 1996 partecipa alla ricerca Solitudine no… ma tristezza. Vissuti ed esperienze raccontate da un gruppo di vedove, Documenti ATTE, n. 2, giugno 1996.
Nel febbraio 2001 viene intervistata dallo storico Manolo Pellegrini nell’ambito di una ricerca voluta dall’ufficio Federale della Cultura. Questa intervista è stata inserita nell’esposizione nazionale "L’Histoire c’est moi", portata in varie città della Svizzera.
Partecipa per due volte, nel 2002 e nel 2004, al "Festival della narrazione di Arzo" nella sezione "Racconti di qui e d’altrove" (Corteggiamenti-memorie-parole-racconti di qui e d’altrove, edito con il contributo dell’Associazione Cultura Popolare, dei Giullari di Gulliver e della Bibbia dei Semplici, 2005).
Una testimonianza di Rosina Rossi è pubblicata nel volume La Befana Rossa. Memoria, sociabilità e tempo libero nel movimento operaio ticinese, Ed. Fondazione Pellegrini-Canevascini, Bellinzona 2005.

A Bellinzona, con lo scrittore Alberto Nessi, Rosina Rossi partecipa alla serata "Liberare il tempo", in qualità di testimone del periodo della mobilitazione, sul tema delle fonti orali quale materiale letterario, esperienze di vita e riflessione sui ricordi. La serata è organizzata dall’Archivio di Stato e dalla Biblioteca cantonale di Bellinzona, nell’ambito dell’iniziativa “L’histoire c’est moi”.

Intervistata a sua volta a più riprese, la sua vita e le sue esperienze sono documentate su riviste e pubblicazioni diverse:

Il 5 dicembre 1987 è inaugurata presso il Liceo di Lugano una mostra allestita per il cinquantesimo della fondazione della Centrale sanitaria svizzera, con diversi pannelli riguardanti la storia del Villaggio “Sandro Cagnola” alla Rasa di Varese. In tale occasione Rosina Rossi tiene un discorso rievocativo.

Altre occasioni in cui è stata rievocata l’esperienza del Villaggio “Sandro Cagnola” sono  segnalate in approfondimenti.