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Rosina Lama-Rossi: Cenni biografici

Rosina Lama in braccio alla mamma Pierina Sabbioni
Rosina Lama in braccio alla mamma Pierina Sabbioni
Il padre Teodoro Lama
Il padre Teodoro Lama
Rosina con la divisa dei 'Falchi Rossi'
Rosina con la divisa dei 'Falchi Rossi'
Rosina fotografata da Sergio Rossi al Convitto Rinascita di Milano
Rosina fotografata da Sergio Rossi al Convitto Rinascita di Milano
Rosina durante un comizio per l'8 marzo
Rosina durante un comizio per l'8 marzo

Rosina Lama nasce a Rodi Fiesso (Canton Ticino, Svizzera) il 17 gennaio1927 da Teodoro Lama e Pierina Sabbioni.

Il nonno paterno Giovanni arriva in Ticino, proveniente da Aviano del Friuli tra il 1870 e il 1880, per lavorare alla costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo; rimane poi a Polmengo (Ticino) e diviene casellante sino al 1902, anno della sua morte.

Il padre Teodoro, dopo un periodo di emigrazione in Francia - in cui matura un orientamento anarchico - lavora come muratore. Muore nel 1929. La madre Pierina, originaria di Brusino Arsizio, è sarta di professione.

Il fratello Giovanni, di due anni più giovane, emigra a Basilea dove lavora come operaio; muore nel 1995. Alla morte del padre Rosina viene accolta a Paradiso (Lugano) nella bella casa sul lago della famiglia dello zio materno, Francesco Sabbioni, attivo liberale. Il cugino di Rosina, Eugenio (detto “Cheti”), è un fervente socialista. A Paradiso cresce circondata da grande affetto anche da parte delle cugine adulte e frequenta le scuole.

Tra il 1941 e il 1944 passa un periodo nella Svizzera tedesca presso una coppia di insegnanti per apprendere la lingua, altri sei mesi li trascorre nella Svizzera romanda per imparare il francese.

Tornata a casa dagli zii a Paradiso lavora come commessa sui camion della cooperativa Migros, che percorrono i paesi del Ticino per vendere generi alimentari: quest’attività le offre molte occasioni di contatti sociali.

Nel 1944 aderisce alla Gioventù socialista svizzera. Nello stesso anno, alla fine di agosto, partecipa alla fondazione dei Falchi Rossi in Ticino. I Falchi Rossi erano un movimento internazionale per bambini e ragazzi, nato a Vienna nei quartieri operai, che aveva come attività principali le gite in montagna, i campeggi, i giochi, la musica, il teatro. Si trattava di uno scoutismo a connotazione socialista.

Nel Canton Ticino i Falchi Rossi rappresentavano il tentativo più strutturato, dal profilo ideologico
e organizzativo, di raggruppare la gioventù in un’associazione del movimento sindacale e socialista ticinese, sul modello dello scoutismo laico o cattolico. Il numero speciale di Libera Stampa del 1° maggio 1945 dedica un articolo al movimento, cogliendo l’occasione per riaffermare i valori e i caratteri che si volevano trasmettere ai giovani: “robustezza, vigore, agilità fisica, educazione al dovere, alla bontà, alla bellezza, miglioramento delle conoscenze, abitudine all’ordine e alla pulizia; un indirizzo simile al movimento scoutistico ‘borghese’, cui si aggiunge l’impegno per lo sviluppo dell’ideale socialista”.

Al campeggio internazionale dei Falchi Rossi del 1947, a Nidau, Rosina viene a contatto con ragazzi provenienti da paesi europei che avevano vissuto la guerra: Francia, Inghilterra, Austria, Olanda (cfr. AA.VV., Befana Rossa, ed. Fondazione Pellegrini Canevascini, Bellinzona 2005).

Per conto del Soccorso operaio svizzero (organizzazione di assistenza, fondata Partito socialista svizzero) nello stesso anno si reca a Rimini con l’esponente socialista Domenico Visani, allo scopo di organizzare aiuti umanitari nella città distrutta dalla guerra. Qui conosce Margherita Zoebeli, che sarà per anni l’instancabile direttrice e animatrice del CEIS (Centro educativo italo-svizzero) di Rimini, e con la quale Rosina conserverà rapporti di amicizia e collaborazione negli anni del Villaggio “Cagnola”.
Nel 1947 è cofondatrice dell’Unione Donne Socialiste Ticinesi, associazione che raccoglie un centinaio di simpatizzanti in un primo convegno, tenutosi al Monte Ceneri, per poi costituirsi ufficialmente nel dicembre dello stesso anno, dandosi un Comitato cantonale di cui fanno parte Sonia Guidini, Carla Rezzonico, Leda Visani, Niny Viviani e Rosina Lama.(cfr. AA.VV., Socialisti da cent’anni, ed. Fondazione Pellegrini Canevascini, Bellinzona 2000). A periodi, fra il 1945 e il ’49, Rosina svolge pure l’attività di correttrice di bozze presso la tipografia del quotidiano socialista ticinese “Libera Stampa”.

Nello stesso periodo Rosina Lama fa parte anche dell’associazione "Amici della Natura". In quegli anni conosce personalmente Piero Pellegrini e Guglielmo Canevascini. Con la famiglia Pellegrini - soprattutto con la moglie Alba – s’instaura una stretta amicizia, attraverso la frequentazione della loro casa vicina a Bioggio, che ospitava durante la guerra anche antifascisti italiani rifugiati in Svizzera. Per Rosina, Alba e Piero Pellegrini sono guida e riferimento per molti anni.

Su consiglio di Margherita Zoebeli e appoggiata da Domenico Visani, allora deputato socialista in Gran Consiglio (il parlamento cantonale ticinese), dall’inizio di marzo alla fine di settembre del 1950, Rosina Lama frequenta a Milano il Corso sperimentale per la formazione di educatori, organizzato dalla Società Umanitaria. Di carattere residenziale, molto intenso e impegnativo, il prende avvio con il contributo finanziario svizzero. In quei mesi Rosina alloggia presso il Convitto Rinascita di Milano. Durante il corso, svolge periodi di stage al Villaggio “Pestalozzi” di Trogen, presso un Istituto della Croce rossa svizzera a Genova. Dopo il corso Rosina resta al convitto, dove svolge attività educative e, un giorno la settimana, si occupa degli allievi della scuola ebraica di Milano.

Al Convitto Rinascita conosce Sergio Rossi di cui diventerà compagna, si sposeranno nel 1951 e dalla loro unione nasceranno quattro figli: Sonia nel 1951, Marco nel 1954, Luca nel 1957 e Giorgio nel 1960. Terminato il corso per educatori, si occupa del tempo libero degli allievi della scuola media del Convitto Rinascita. Nel 1952 si trasferisce con Sergio al Villaggio "Sandro Cagnola" alla Rasa di Varese.

Oltre al lavoro impegnativo che deve affrontare al Villaggio, Rosina (iscrittasi al PCI nel ‘55) è attiva nell’Unione donne italiane; collabora sia a “Noi Donne”, il giornale dell’UDI, sia a “il Giornale dei Genitori” diretto da Ada Marchesini Gobetti.

Ad un anno dalla morte di Sergio, nell’ottobre 1962, il direttore dell’Ospedale psichiatrico cantonale di Mendrisio, Giuseppe Bosia, che già conosce Rosina, la invita a tornare nel Canton Ticino per lavorare, come capo-casa ed economa, presso il nascente Centro di osservazione medico-psico-pedagogico (allora situato alla Brusata di Novazzano, in seguito trasferitosi a Stabio) che si occupa di bambini con difficoltà comportamentali, dove rimane fino al pensionamento nel 1989.

Dopo il suo rientro in Svizzera  e, riacquistata la cittadinanza elvetica nel 1964, si impegna di nuovo politicamente nelle organizzazioni di sinistra. Partecipa alla lotta per il diritto di voto alle donne. Per tre legislature è eletta in Consiglio comunale a Stabio.
Terminata la sua attività lavorativa, s’iscrive all’Associazione ticinese della terza età (ATTE). Segue diversi corsi organizzati dall'’Università della Terza Età (UNI 3).

Scritti, conferenze e testimonianze

Rosina Rossi, dopo il pensionamento, continua a occuparsi di attività culturali e politiche. Organizza e partecipa a diversi convegni sull’esperienza educativa del Villaggio Scuola “Sandro Cagnola”. Inoltre offre la sua testimonianza a ricerche e tesi di alcuni studenti. In particolare: Graziella Cavallero, I Convitti scuola della Rinascita, Università degli studi di Torino, Facoltà di Magistero, a.a. 1973-1974; Vanessa Niri, “Con ostinato rigore”: i Convitti-scuola della Rinascita, Università degli studi di Genova, Facoltà di scienze della formazione, a.a. 2003-2004; Monica Ropa, I complessi architettonici del Villaggio Cagnola e della fornace da calce alla Rasa di Varese, Università degli Studi di Parma, Facoltà di lettere e filosofia, anno accademico 2004-2005.

Collabora a una ricerca sulle persone anziane, pubblicata in Atti del terzo congresso ATTE, 3-4-5 ott. 1994, Associazione ticinese Terza Età, 1994, edita anche nel volume Anziani in Svizzera. Bilancio e prospettive, Rapporto della commissione federale, Berna 1995.

Nel 1996 partecipa alla ricerca Solitudine no… ma tristezza. Vissuti ed esperienze raccontate da un gruppo di vedove, Documenti ATTE, n. 2, giugno 1996.
Nel febbraio 2001 viene intervistata dallo storico Manolo Pellegrini nell’ambito di una ricerca voluta dall’ufficio Federale della Cultura. Questa intervista è stata inserita nell’esposizione nazionale "L’Histoire c’est moi", portata in varie città della Svizzera.
Partecipa per due volte, nel 2002 e nel 2004, al "Festival della narrazione di Arzo" nella sezione "Racconti di qui e d’altrove" (Corteggiamenti-memorie-parole-racconti di qui e d’altrove, edito con il contributo dell’Associazione Cultura Popolare, dei Giullari di Gulliver e della Bibbia dei Semplici, 2005).
Una testimonianza di Rosina Rossi è pubblicata nel volume La Befana Rossa. Memoria, sociabilità e tempo libero nel movimento operaio ticinese, Ed. Fondazione Pellegrini-Canevascini, Bellinzona 2005.

A Bellinzona, con lo scrittore Alberto Nessi, Rosina Rossi partecipa alla serata "Liberare il tempo", in qualità di testimone del periodo della mobilitazione, sul tema delle fonti orali quale materiale letterario, esperienze di vita e riflessione sui ricordi. La serata è organizzata dall’Archivio di Stato e dalla Biblioteca cantonale di Bellinzona, nell’ambito dell’iniziativa “L’histoire c’est moi”.

Intervistata a sua volta a più riprese, la sua vita e le sue esperienze sono documentate su riviste e pubblicazioni diverse:

Il 5 dicembre 1987 è inaugurata presso il Liceo di Lugano una mostra allestita per il cinquantesimo della fondazione della Centrale sanitaria svizzera, con diversi pannelli riguardanti la storia del Villaggio “Sandro Cagnola” alla Rasa di Varese. In tale occasione Rosina Rossi tiene un discorso rievocativo.

Pubblicazione dell’articolo-intervista Il Villaggio-scuola a Rasa di Varese, di Rosina Rossi – incontro con Grazia Honegger Fresco, in “Gli asini. Educazione e intervento sociale”, a. I, n. 5-6, giu. 2011, pp. 60-70.